giovedì 1 dicembre 2016

La ragione n. 1 per NON vivere in Italia

Libera traduzione dell'articolo di Silvia Marchetti apparso in inglese su OZY il 29 novembre 2016, http://www.ozy.com/acumen/the-no-1-reason-not-to-live-in-italy/74106

OZY è un sito americano di notizie online. Non è un semplice raccoglitore di informazioni su quello che succede nel mondo ogni giorno; la sua missione è piuttosto di anticipare oggi le tendenze in cui la società globale, – persone, luoghi, costumi, tecnologia, ...- si troverà domani. Il sito è visitato ogni mese da 20 milioni di lettori ed ha partner editoriali di tutto rispetto, incluso NPR, CNN, USA TODAY, Huffington Post, PBS NewsHour, MSN e Axel Springer.


Dal momento del suo lancio, più di 200 storie pubblicate da OZY sono uscite con un anticipo da 3 a 6 mesi prima che la stessa notizia venisse ripresa globalmente dalla stampa nazionale ed estera.

Silvia Marchetti, 30, è una bravissima giornalista di base a Roma. Ha vissuto la maggior parte della sua vita all'estero e ha frequentato l’American School a Ginevra, Mosca, Jakarta e Roma. Si è laureata in Lingue e letterature straniere all'Università di Roma, ha un master in giornalismo e dal 2006 è giornalista professionista iscritta all'ordine. Scrive correntemente in inglese, francese e italiano per giornali e riviste italiane e straniere. I suoi articoli riflettono la sua passione per l’Italia e spaziano dalla politica all'economia, dal costume all'arte alla società.


Per quanto riguarda il contenuto dell’articolo, sono d’accordo sull’analisi fatta dalla Marchetti dei noti rischi di disastri naturali che affliggono l’Italia – e chi non sarebbe d’accordo? -, ma dissento fortemente sulle posizioni scontate e parassitarie di Legambiente e di Federconsumatori. Inoltre, il tono generale dell’esposizione a me rievoca le parole di Nanni Moretti in “Bianca” quando parla della Sachertorte: “Continuiamo così ... facciamoci del male.”

L’articolo espone una una situazione di fatto, ma la conclusione è, se non altro, opinabile. Non tocca a me trovare gli argomenti per ribattere e convincere la pubblica opinione estera a venire in Italia e risiederci. Ci pensa già la facondia toscana del nostro Presidente del Consiglio, assistito dalla sua corte di algidi e leggiadri ministri(e). Con quale successo non è dato sapere.

Vorrei inoltre far presente che ogni volta che un automobilista, italiano o straniero, si reca presso un'area di servizio per fare il pieno, lascia alla pompa 11 centesimi di euro al litro per finanziare la ricostruzione delle aree devastate da eventi sismici negli ultimi decenni:

  • 1968 terremoto del Belice, magnitudo 6,4 
  • 1976 terremoto del Friuli, magn. 6,4 
  • 1980 terremoto dell'Irpinia, magn. 6,5 
  • 1997 terremoto Umbria e Marche, magn. 6,1 
  • 2002 terremoto Puglia e Molise, magn. 5,8 
  • 2009 terremoto dell'Abruzzo, magn. 5,9 
  • 2012 terremoto dell'Emilia-Romagna, magn. 5,9 
  • 2017 terremoto alto Lazio, magn. 6,5
Secondo uno studio di CGIA Mestre (Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato), ogni anno gli automobilisti versano nelle casse dell'erario circa 4 miliardi di euro a titolo di aiuti alle ricostruzioni. In valori correnti attualizzati al 2014, quindi prima dell'ultimo sisma che ha distrutto Amatrice, il totale dei costi dei disastri causati dai terremoti era stimato in 121,6 miliardi di euro. Il gettito accertato per il versamento dell'accisa era di 261 miliardi. All'appello mancano 139,4 miliardi. Domanda: quanti di questi miliardi sono stati effettivamente impiegati per realizzare interventi di prevenzione nelle zone a più alto rischio sismico? Risposta: zero, sono soldi impiegati per altre finalità di spesa corrente.

Per chiudere sul tema delle accise, pur se il prelievo ai fini di ricostruzione di aree devastate può essere in parte giustificabile, non si vede perché a distanza di quasi un secolo, lo stato debba vessare l'automobilista contribuente con accise totalmente anacronistiche (si risale ai tempi del Fascio) ed improprie:
  • guerra in Abissinia del 1935 
  • crisi di Suez del 1956 
  • disastro del Vajont del 1963 
  • alluvione di Firenze del 1966 
  • rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (!!!) del 2004
La riforma della Costituzione è senz'altro importante, ma il nostro governo dovrebbe trovare anche il tempo per ripulire il sistema fiscale cancellando gabelle vessatorie, ridicole e utili solo a svuotare le tasche degli italiani. 

*******


Perché dovreste essere preoccupati

Solo perché l'Italia è un paese meraviglioso, non vuol dire che non può uccidervi.

Chi non vorrebbe possedere una residenza estiva nella magnifica e solatia Italia? Immaginatevi una veranda tranquilla che dà sulla spiaggia o su dolci colline verdi. Il vostro pied-à-terre in Europa potrebbe trovarsi nascosto in un labirinto di stradine tortuose pavimentate con ciottoli, oppure nelle vicinanze di uno di quegli archi medievali che rendono famose alcune pittoresche cittadine appollaiate in cima ad una collina.

Assicuratevi solo di avere anche un adeguato piano d’emergenza. Non a causa degli stereotipi sulla mafia o dell'aumento delle violazioni di domicilio, anche se una porta blindata di alta qualità e un fidato Rottweiler non sono una cattiva idea. Ma il nemico potenzialmente più pericoloso per voi in Italia è Madre Natura.


Che lo crediate o no, quasi
il 77 per cento dei centri abitati è a rischio di disastro naturale
Nello specifico, colate di fango, frane e smottamenti, inondazioni e terremoti, stando a quanto riportato dal gruppo a vocazione ambientalista Legambiente. Per fortuna, dalle nostre parti non abbiamo né tsunami né tornado. Ma comunque, questa situazione a tinte fosche significa che, quando veniamo colpiti da un disastro – e i terremoti sono sia frequenti che violenti – è meglio trovarsi nell'altro 23 per cento del paese.

Le cose vecchie sono belle, ma sono anche pericolose. In Italia quasi tutte le città e i villaggi  sono vecchi di secoli. “Il problema è che la maggior parte di essi non ha mai avuto un intervento completo di ristrutturazione,” dice Giorgio Zampetti di Legambiente, “e molti edifici stanno crollando a pezzi”. Allo stesso tempo, secondo lui, le nuove strutture abitative soffrono di insufficiente qualità nella costruzione e di mancanza di normativa di sicurezza (*). “Soprattutto, l’Italia ha bisogno di un solido piano di ricostruzione” per prepararsi ad affrontare i disastri naturali, afferma Zampetti.
(*) Secondo me, questa è una banalità assoluta: di normativa ne abbiamo fin troppa. Mancano i controlli e la certezza della pena.

Le prospettive si fanno più nere quando sorgono nuovi insediamenti abitativi in zone rosse, ad alto rischio, che erano già state colpite da un'inondazione o un terremoto. Non è che i residenti e le autorità locali non conoscano a quali pericoli vanno incontro. Alcuni esperti dicono che gli Italiani sottovalutano intenzionalmente i rischi. Alfio La Rosa, che rappresenta la lobby dei consumatori Federconsumatori, dice che la maggior parte del territorio italiano è stata censita negli ultimi anni per indicare chiaramente i livelli di rischio, “ma, indovinate un po', nessuno ne tiene conto quando si progetta un nuovo villaggio o un nuovo insediamento.” In Sicilia, che si trova fra le zona d’Italia a più alto rischio, La Rosa dice che la consapevolezza è diffusa, eppure solo in pochi si sono mossi per cercare di risolvere il problema. Secondo lui, “dei 390 comuni nella nostra isola, solo 145 hanno adottato un piano di emergenza in caso di terremoto.”


Per ridurre i rischi derivanti da calamità naturali - ad esempio, per adeguare gli edifici alle norme anti-terremoto - si sono stanziati da sempre dei fondi pubblici, ma gli esperti dicono che quei soldi non sempre sono stati usati in maniera appropriata. Per di più, grazie ai labirinti della burocrazia, gli organi statali e locali fanno fatica a tenere traccia di dove questi investimenti vanno a finire. Poi ci sono le operazioni criminali che riguardano la costruzione, e che essenzialmente si accaparrano illegalmente dei fondi pubblici destinati ad opere di manutenzione quotando al ribasso in sede di assegnazione del contratto e poi consegnando materiali da costruzione di infima qualità che crollano al primo soffio di vento forte.


Quindi, per darvi un suggerimento utile, prima di acquistare una casa di vacanze in Italia, potrebbe essere opportuno dare un’occhiata preliminare alla mappa ufficiale di valutazione del rischio preparata dal governo. E’ abbastanza facile da leggere, ma, in caso abbiate bisogno di indicazioni, state alla larga dalle parti insolitamente colorate in arancione–rosso. Aumenteranno così le vostre probabilità di passare lunghi anni felici in quel grazioso villino che avete appena comprato.

Nessun commento:

Posta un commento