La Corea del Nord fa trapelare che sta lavorando ad un nuovo test di bomba all'idrogeno, probabilmente nell'Oceano Pacifico, a dimostrazione di una raggiunta capacità tecnologica che fa paura al mondo intero.
Libera traduzione di un articolo di Stephanie Pappas, collaboratrice di Live Science, pubblicato il 22 settembre 2017, livescience.com/53280-hydrogen-bomb-vs-atomic-bomb.html
Avevo pensato di iniziare questo articolo con una breve introduzione sui fatti che hanno portato all'attuale stato di tensione fra Stati Uniti e Corea del Nord, ma la lista si è allungata di molto, per cui ho ritenuto opportuno preparare un nuovo articolo che apparirà in seguito su questo blog. Buona lettura.
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Stando alle informazioni apparse sulla stampa, in risposta all’ordine del presidente Donald Trump di applicare nuove sanzioni alle persone fisiche, società e banche che sono in affari con la Corea del Nord, il paese famoso per il suo isolamento sta minacciando di eseguire un test con bomba all’idrogeno al largo dell’Oceano Pacifico.
“Penso che potrebbe essere un test di bomba all’idrogeno di un livello mai visto prima, forse nel Pacifico,” questo l’annuncio che, secondo la CBS News, il ministro degli esteri nordcoreano Ri Yong Ho ha fatto questa settimana ai giornalisti raccolti a New York in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “dipende solo dal nostro leader.”
Le bombe all’idrogeno, o termonucleari, sono più potenti delle bombe atomiche o “a fissione”. La differenza fra bombe termonucleari e 'a fissione' comincia a livello di nucleo atomico.
Le bombe a fissione, come quelle usate per distruggere le città giapponesi di Nagasaki e Hiroshima durante la seconda guerra mondiale, vengono fatte scoppiare agendo sulla scissione dell’atomo. Quando i neutroni, o particelle neutre, del nucleo atomico si separano, alcuni vanno a colpire i nuclei degli atomi vicini, provocandone la scissione. Il risultato è una catena a reazione altamente esplosiva. Secondo UCS, Union of Concerned Scientists, le bombe cadute su Hiroshima e Nagasaki esplosero con una potenza distruttiva rispettivamente di 15 e 20 kiloton di TNT.
Per contro, il primo test di un’arma termonucleare, o bomba all’idrogeno, eseguito negli Stati Uniti a novembre del 1952, aveva prodotto un’esplosione nell’ordine dei 10.000 kiloton di TNT. Le bombe termonucleari iniziano con la stessa reazione di fissione che alimenta le bombe atomiche – ma in realtà la maggior parte dell’uranio o del plutonio contenuto nelle bombe atomiche resta inutilizzato. In una bomba termonucleare, una configurazione più elaborata fa sì che la maggior parte della potenza esplosiva diventi disponibile.
Per prima cosa, una esplosione di innesco comprime una sfera di plutonio 239, il materiale che verrà sottoposto a fissione. All’interno di questo contenitore di plutonio 239 c’è una camera piena di gas idrogeno. Le alte temperature e pressioni create dalla fissione del plutonio 239 causano la fusione degli atomi di idrogeno. Questo processo di fusione rilascia neutroni, che reagiscono di converso con il plutonio 239, spezzando ancora più atomi e incrementando la reazione a catena di fissione.
Come parte dello sforzo di mettere in pratica il trattato CTBT del 1996 – Comprehensive Test Ban Treaty o Accordo di Non-Proliferazione Nucleare, i governi di tutto il mondo usano dei sistemi di monitoraggio per rilevare i test nucleari. Ci sono 183 paesi firmatari dell’accordo, che però non è in vigore, perché alcune delle nazioni chiave, inclusi gli Stati Uniti, non lo hanno ratificato. Dal 1996 ad oggi, il Pakistan l’India e la Corea del Nord hanno eseguito dei test nucleari. Ciò nonostante, il trattato ha messo in piedi un sistema di monitoraggio sismico che può rilevare la differenza fra una esplosione nucleare e un terremoto. Il Sistema di Monitoraggio Internazionale del CTBT comprende anche delle stazioni che rilevano gli ultrasuoni emessi dalle esplosioni – suoni la cui frequenza è troppo bassa per essere percepiti dall’orecchio umano. Ottanta stazioni di monitoraggio dei radionuclidi sparse nel mondo misurano la ricaduta atmosferica, che può comprovare che una esplosione rilevata con altri sistemi era effettivamente di origine nucleare.
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