Quando il disarmo si allontana, è quanto mai opportuno aprire una franca discussione sul possesso dell'arsenale nucleare.
Test nucleare |
Libera traduzione di un articolo di Paul Rogers pubblicato su openDemocracy il 13 gennaio 2017,
Paul Rogers è professore all'Università di Bratford, Inghilterra del Nord, dipartimento di Studi sulla pace. E' redattore internazionale di openDemocracy per i problemi di sicurezza, e ha tenuto una colonna settimanale sulla sicurezza globale a partire dal 28 settembe 2001. Cura anche una rubrica mensile per l'Oxford Research Group. L'ultimo suo libro è "Guerra asimmetrica: l'ISIS e la nuova minaccia dalla periferia" del 2016, che segue "Perché stiamo perdendo la guerra contro il terrore" del 2007, e "Perdita di controllo: la sicurezza globale nel 21mo secolo", 2010.
Lo trovate su Twitter: @ProfPRogers.
Articoli correlati:
Articoli correlati:
***************
Quando Theresa May presentò in Parlamento, a luglio 2016, la proposta di ammodernare il deterrente nucleare della nazione, da parte di un parlamentare scozzese le venne posta la domanda se sarebbe stata pronta ad ordinare un attacco nucleare. Di solito, la risposta a questa domanda nel corso degli anni precedenti era stata interlocutoria. Invece, il nuovo Primo Ministro del Regno Unito, in carica da solo pochi giorni, ha risposto con un inequivocabile “sì”.
Quando Theresa May presentò in Parlamento, a luglio 2016, la proposta di ammodernare il deterrente nucleare della nazione, da parte di un parlamentare scozzese le venne posta la domanda se sarebbe stata pronta ad ordinare un attacco nucleare. Di solito, la risposta a questa domanda nel corso degli anni precedenti era stata interlocutoria. Invece, il nuovo Primo Ministro del Regno Unito, in carica da solo pochi giorni, ha risposto con un inequivocabile “sì”.
Questa è stata una delle rare occasioni della politica inglese in
cui una domanda diretta sull'uso del nucleare ha provocato una
altrettanto risposta diretta. In un certo senso, Theresa May ha fatto
un favore a tutti nel mostrarsi così chiara.
La forza nucleare inglese non è di certo una
delle più grandi se comparata con quella degli Stati Uniti e della
Russia.
Comunque, possiede ancora dalle 100 alle 200
testate termonucleari, con appena uno dei suoi sottomarini Trident in
grado di lanciare 16 missili, ciascuno con tre testate. I numeri
effettivi possono essere inferiori in condizioni di dispiegamento ordinario, ma se un sottomarino riceve l’ordine di far fuoco
potrebbe certamente lanciare in sequenza più di 30 testate nucleari
su obiettivi differenti entro l’arco di una mezz'ora. La tipica
durata in volo di un missile è di meno di mezz'ora, il che
significa che lo sterminio potrebbe essere portato a termine in meno
del doppio di quel periodo.
Si stima che ogni ogiva contenga una potenza
distruttiva di 100 kilotoni. In ogni caso questa supera di più di 4
– 5 volte le bombe di Hiroshima (15 kiloton) e Nagasaki (20
kiloton). Con una stima molto prudente, se ogni testata di un Trident
uccidesse 100.000 persone (un evento comparabile con quello di
Hiroshima), il primo ministro inglese potrebbe emettere un ordine che
ha come conseguenza l’eccidio di 3 milioni di persone nel giro di un’ora.
Consideriamo pure uno scenario più cautelativo, in
cui la stima approssimata per l’uso del nucleare si aggiri “solo”
intorno al milione di persone uccise in un’ora. Quanti sono i paesi
che hanno una tale capacità distruttiva? Gli Stati Uniti e la Russia
hanno ciascuno parecchie migliaia di ogive nucleari, anche se il
totale delle bombe nei loro arsenali si è ridotto drasticamente dal
picco degli anni ‘80 quando aveva superato il numero di 60.000.
Altri 5 paesi – Francia, Cina, Israele, Pakistan, e India – hanno
in linea di massima un potenziale operativo della stessa capacità
del Regno Unito. La Corea del Nord sta facendo del suo meglio per
arrivare a quel livello, ma ha ancora molta strada da fare.
Lasciando da parte tutta la teologia della
deterrenza, la realtà è che 8 paesi hanno un approccio alla
sicurezza nazionale fondato sulla loro capacità di commettere crimini
spaventosi contro l'umanità – e ognuno di essi sta cercando di
emulare l'altro.
Per essere chiari, le stime di cui sopra sono
estremamente riduttive. Per esempio, negli anni '80 una stima
confidenziale del governo inglese sul numero di vittime di un attacco
nucleare totale dell'Unione Sovietica contro l'Occidente era di circa
40 milioni di persone sterminate su una popolazione di 56 milioni. Il
governo di allora preferì emettere un ridicolo avviso su come
“proteggersi e sopravvivere” piuttosto che rendere pubblici
quei numeri.
Un modo diverso di pensare
Quanto sopra offre un modo alternativo di
considerare il possesso di armi nucleari: più precisamente, ogni
nazione disposta a sterminare almeno un milione di persone in meno di
un'ora quale soluzione centrale della sua politica fondamentale di
difesa dovrebbe essere considerata uno stato canaglia. Questo si può
applicare a 8,5 stati in tutto il mondo.
Una delle contro-argomentazioni è che un arsenale
nucleare mantiene la pace senza comportare nessun rischio di
incidente imprevisto o di escalation. La storia degli ultimi 60 anni
suggerisce qualcosa di diverso. In più, oggi disponiamo di molte più
informazioni sugli incidenti, le crisi pericolose, e i
quasi-incidenti avvenuti in questo periodo, che insieme mostrano quanto il
mondo sia stato vicino alla catastrofe in parecchie occasioni.
Anche il Regno Unito ha avuto la sua dose di
incidenti. Il NIS – Servizio di Informazione Nucleare – tiene il resoconto dei molti problemi successi nel paese e pubblicherà un
nuovo rapporto sull'argomento a febbraio del 2017. Oggi come oggi,
tutti e sette i paesi nucleari che si sono dichiarati tali stanno
aumentando la loro forza nucleare, con Israele che senza dubbio sta
facendo lo stesso.
Mentre, contemporaneamente, Putin e Trump fanno vanto del loro valore basato sul nucleare, affrontare questo argomento
appare difficile. Eppure, questa è la vera ragione per cui
l’accostamento alla definizione di stato canaglia è così utile.
Nel 2017, ci saranno 193 stati membri delle
Nazioni Unite con un seggio nell'assemblea generale – di essi, 185
non sentono il bisogno di avere un armamento nucleare. Alcuni
hanno smesso di fare ogni tentativo, la Svizzera e la Svezia fra di
loro. Altri, inclusi per certo l'Argentina e il Brasile, hanno preso
seriamente in considerazione questa possibilità; il Sud Africa aveva
in effetti un piccolo arsenale all'inizio degli anni '90 me se ne è
poi sbarazzata. Parecchi paesi non hanno più, all'interno del loro
territorio, armi nucleari di altri stati, come il Canada, l'Ucraina
e il Kazakhstan.
Gli esempi di cui sopra fanno tutti riferimento a situazioni e contesti
particolari, ma ciononostante è vero che restano pochissimi stati
canaglia.
In quale altro modo si può descrivere la volontà
di acquisire la capacità di commettere uno spaventoso crimine di
guerra, e considerarla come perno della politica militare di un
paese? In un'epoca in cui si vanno riducendo le prospettive di disarmo nucleare, chiamare gli stati canaglia con il loro nome è un modo di
pensare che dovrebbe diffondersi sempre di più.
Nessun commento:
Posta un commento